FuoriSalone 2022, Alcova | Elle Decor

2022-06-11 01:30:41 By : Ms. Qiqi Kong

La fiera off più underground della Settimana del Design milanese è l’evento che dà il via al FuoriSalone 2022, con la sua seconda edizione (di nuovo) a Baggio

Quando si entra ad Alcova si entra in un mondo parallelo: parallelo a tutto quello che succede tra Milano centro e il Salone, e parallelo rispetto alla Design Week. Il FuoriSalone 2022 di Alcova è un momento a sé in cui non si vede il nome di nessun brand, in cui il design non si mescola con la vita della città e in cui è impossibile farsi un'idea di cosa si andrà a visitare: ogni scoperta è una sorpresa nuovissima e del tutto inaspettata.

Iniziamo con ordine: Alcova è il format espositivo che Valentina Ciuffi e Joseph Grima – fondatori di Studio Vedèt la prima e di Space Caviar il secondo – hanno lanciato nel 2018 e che hanno sviluppato via via secondo diverse traiettorie (tutte azzeccate) adattandolo agli spazi che ha occupato. Dallo storico ex panettonificio all'altezza della fermata Rovereto, nel quale progetti, ricerche e piccoli marchi si ibridavano e mescolavano in uno spazio praticamente “sfondato”, da due edizioni Alcova va in scena all'ex ospedale militare di Baggio, dal lato opposto della direttrice che traccia la metropolitana rossa M1 a pochi metri dalla fermata Inganni. Qui Alcova prende le forme di una fiera off giocosa e indipendente, amante del rischio (creativo) e fomentatrice di sperimentazioni audaci, facendo da collettore a tutta una serie di iniziative che trovano spazio nelle stanze ritmate lungo i corridoi di questa insolita location, rimasta inaccessibile ai milanesi per una quarantina d'anni almeno.

In ognuna delle stanze si trova un'esposizione diversa: la ricerca di uno studente neolaureato, i prodotti sperimentali di un brand emergente, le edizioni limitate di iniziative che guardano al mondo dell'arte, fino addirittura a momenti più esperienziali e proposte sempre meno legate al mondo del mobile, ma che guardano sempre di più al design speculativo, solleticatore di domande e veicolo di punti di vista alternativi sulla nostra cultura materiale. Così, porta dopo porta, piano dopo piano, si cambia linguaggio a ogni stanzetta e si scoprono meraviglie, esperimenti e oggetti che mai ci si immaginerebbe di vedere coalizzati tutti insieme a proporre una nuova e prorompente visione per l'intera Design Week di Milano.

Ad Alcova si entra da un unico ingresso che dà direttamente sul vialone principale dell’ospedale, e sul quale si snodano i vari edifici in stile primo Novecento. Quelli occupati dalle esposizioni dei designer durante questo FuoriSalone 2022 sono quattro (circa) e la natura che li circonda è stata per anni abbandonata a sé stessa. Dunque, non sono proprio degli idilliaci prati borghesi quelli che accolgono le installazioni all’aperto e che fanno da proscenio agli ingressi delle quattro tappe, ma piuttosto spazi realmente appartenenti al luogo originale, che lo connotano inestricabilmente e che forzano i visitatori ad un’interazione piuttosto intraprendente con tutta la componente vegetale del posto. Tra frasche, rovi e sentierini rasati per l’occasione, si accede così ai quattro edifici principali: la Casa delle Suore, la Lavanderia, il Tempio e l’E-Space.

Il primo posto in cui infrattarsi per esplorare i progetti è, in effetti, anche per definizione il più giocoso: si tratta del Paradox Garden, pensato dallo studio milanese Parasite 2.0 per il marchio XL Extralight, noto per aver brevettato un tipo di plastica estremamente leggera, morbida e resistente (quella delle Crocs e delle O-Bag, per intenderci). Per dimostrare quindi le caratteristiche principali di questo curioso materiale, vari cuscinetti tondi verde acido di XL Extralight interagiscono con altre forme - perlopiù monolitiche - e materiali pesanti, tenuti in equilibrio grazie alle sue peculiari proprietà. Prendono così forma totem surrealisti votati a sovvertire i dettami estetici della fisica in una sorta di pesantissima iperleggerezza. A metà tra un giardino di sculture nonsense e un parco giochi con cui non si può giocare affatto, il Paradox Garden è quindi il preludio perfetto all'attitudine di Alcova verso il mondo della progettazione degli oggetti: un mondo sconfinato le cui potenzialità sono tutte da esplorare nel momento in cui si abbandona il limite imposto dall’arredo inteso in senso canonico e si comincia a lasciarsi conquistare dalle opportunità che ci offrono luoghi e materiali.

Oltre a questa, sono dodici in tutto le installazioni outdoor che puntellano il paesaggio di Alcova e che fanno da interludio tra un’infilata e l’altra di mostre ed esperienze densissime. A questo proposito, una è stata pensata apposta per offrire riposo e relax nelle pause dalla frenesia della visita: sono gli arredi imbottiti di Otherside Objects, studio di design losangelino al suo debutto internazionale, che realizza arredi che montano “cuscinoni” bianchi di tessuto riciclato su grandi blocchi in legno massello che Sam Klemick, fondatrice dello studio, recupera da falegnamerie locali. Se poi con il relax sopraggiunge anche una certa sete, allora davanti allo spazio della Lavanderia, il Solar Kiosk dell’Het Nieuwe Instituut di Rotterdam è in grado di produrre spremute d’arancia con la sola energia solare - ed è il primo pezzetto di una prossima mostra dell’istituzione olandese sul Solar Design.

Il primo edificio che si incontra sulla destra è la Casa delle Suore, dove vivevano appunto le suore che si prendevano cura dell’ospedale, e al suo interno si snodano spazi di diversa natura, dove una volta si trovavano la sala da pranzo, le cucine, le camere da letto o l’infermeria. Gli spazi al piano terra sono dunque più ampi e ospitano delle esposizioni collettive come quella della Muse Gallery, quella di Tableau + Postservice (il progetto danese che vede il design e l’arte incontrare le espressioni legate all’esplorazione della salute mentale, in collaborazione con una clinica specializzata) o quella di Aditions + Hello Human, che porta a Milano molti artisti e designer americani che non sono conosciuti in Europa. Sempre al piano terra si trova poi la camera da letto Camera di Fatto del brand brianzolo Paola Zani, l’allestimento delle serre refrigeranti su misura in acciaio specchiato di CIAM che crea tra due stanze un dialogo tra futuri possibili, la nuova collezione di Trame e i lavori della Umprum Academy di Praga, che sovverte tutte le regole del fashion.

Al piano superiore si trovano invece stanze più piccole, che ospitano collezioni più puntuali di prodotti con le loro declinazioni, oppure interi ambienti che in pochi metri ricreano l’atmosfera di un interno sofisticatissimo. Quest’ultimo è per esempio il caso di Nicolò Castellini Baldissera, che oltre a presentare alcuni mobili disegnati su misura ha rivestito le pareti della stanza con la nuova collezione della carta da parati disegnata da Pictalab - laboratorio di decoratrici e pittrici - ispirata alla stanza giardino di Portaluppi alla Casa degli Atellani.

Una collezione sapientemente declinata in diverse varianti è invece quella portata da SEM, che ha affidato il disegno di tutte le sue nuove proposte allo studio veneziano Zaven. Tavolini da terra di varie forme, consolle, mobiletti bar e lampade diventano così pezzetti di un intero ventaglio di oggetti che rivelano tutto l’acume progettuale del duo formato da Enrica Cavarzan e Marco Zavagno. Le lampade, per esempio, sono in vetro di Murano e in quelle da sospensione alcuni faretti sono agganciati alle lastre di vetro con semplici mollette, mentre in quelle da terra, le luci sono avvinghiate al monolitico cilindro di vetro opacizzato con una cinghia di cuoio da poter far scivolare liberamente in alto o in basso. I mobili impiallacciati invece sembrano, più o meno consapevolmente, un manifesto di appartenenza del luogo in cui tutti questi oggetti sono stati pensati: al verde laguna è accostato il legno quasi nero che ricorda quello delle gondole, passando per il rosa slavato che sembra quello di molti dei velluti e dei tessuti veneziani.

La Casa delle Suore ha poi al primo piano anche due grandi terrazze, molto suggestive, in cui si trovano altri allestimenti. Uno, in particolare, ospita le cucine di Chmara.Rosinke, studio di design che ha provato per questo FuoriSalone 2022 a sperimentare ad Alcova con i linguaggi di questo spazio per la casa, proponendone alcuni che rispondono a molte delle questioni sull’abitare contemporaneo. Soprattutto, Chmara.Rosinke si focalizza sull’immobilità a cui siamo soliti associare tutti gli elementi delle cucine, facendoli diventare qualcosa a metà strada tra l’architettura e l’arredo; qui invece, partendo dall’assunto di considerare il cucinare come qualcosa di prettamente culturale, si gioca con lo spazio e gli elementi per comporlo, incontrando le esigenze di movimento, adattabilità, personalizzazione e gioco che richiede uno spazio per sentirselo come proprio.

Alla Lavanderia si viene accolti da uno stupendo spazio esterno conviviale, dove monolitici blocchi di bellissimi marmi colorati creano una sorta di macro-arredo multilivello dove mangiare, bere, lavorare al computer e godersi un po’ d’ombra. Si tratta dell’anticipazione di Monumental Wonders, la massiccia installazione di Solid Nature, azienda olandese che lavora con pietre naturali realizzando interni su misura, arredi sartoriali, yacht, grandi alberghi, progetti residenziali a tutto tondo e molto altro. Per presentarsi al FuoriSalone 2022, porta sul palcoscenico due importanti allestimenti: uno di Sabine Marcelis e uno di OMA - lo studio di base a Rotterdam di Rem Koolhaas. Entrando così da un gigante portale multicolor che illustra le incredibili potenzialità cromatiche di questo materiale, si scopre l’ultimo progetto della Marcelis.

Chiamarlo bagno integrato sembra riduttivo, chiamarlo mobile lo è ancora di più. Questo nucleo aggregatore di tutte le funzioni normalmente legate alla sfera del bagno è un monolite rosa spettacolare ed etereo realizzato in onice Pink Pale Hue, con un pattern estetico così soffice da sembrare fatto di schiuma di sapone catturata e stampata, e allo stesso tempo con una texture così dura e fredda da rendere l’intero oggetto una scultura immobile. Vasca da bagno, doccia, lavabo e mobile contenitore (anche questo interamente in onice rosa) interagiscono attorno ad un unico asse diventando un “pink pivot” attorno al quale organizzare la propria beauty routine, senza fronzoli e decori - persino lo specchio è installato sulla costa della parete verticale, così da non intaccare il design algido e perfetto del blocco funzionale.

L’allestimento di OMA per valorizzare l’incredibile varietà di pietre di cui va a caccia Solid Nature, è invece una coppia di “mobili” pensati per la camera: l’armadio girevole Balance, un elemento multifunzionale in marmo Satin Verde con ripiani in onice Fresh Flow, e il gigantesco letto Inhabitable, inteso come un blocco di pietre naturali che rivela funzioni, scomparti e ripiani insospettabili. The Technological Stone sono invece alcuni blocchi di pietra naturale con finitura grezza trasformati in una spina elettrica e disseminati tra questa seconda sala e la successiva, la Lab Room, dove sono messe in mostra alcune potenzialità dei materiali che usa Solid Nature, tra tinture, polverizzazioni, ricomposizioni ed esperimenti - tra cui il film di rivestimento che ha reso possibile la realizzazione della prima piscina al mondo interamente in onice.

L’universo di Solid Nature non si ferma qui, perché i suoi marmi sono protagonisti anche dei ripiani dell’Offcut bar, uno spazio indoor che occupa gran parte del piano terra della Lavanderia e che ospita un piccolo angolo bar e diversi tavoli. Una zona lounge e ristoro valorizzata anche dalla tenda di tulle colorato che già avevamo scoperto ad Alcova Sassetti.

Nella stanza a fianco al bar, la Muthesius University of Fine Arts and Design di Kiel ha portato i risultati dei lavori di 14 studenti che hanno messo a punto una macchina a controllo numerico in grado di saldare tra loro due fogli di plastica trasparente. Grazie a questa macchina hanno così potuto sbizzarrirsi e sviluppare oggetti gonfiabili di ogni sorta - oltretutto comodissimi da trasportare per le occasioni allestitive e facilissimi da riparare con la stessa tecnica - valigie, cuscini, sedie, lampade e chi più ne ha più ne metta. Un’idea brillante che potrebbe cambiare l’approccio a certi oggetti che pensiamo di dover fabbricare per esistere nel tempo: gli studenti di Martin Postler e Benjamin Unterluggauer dimostrano il contrario e offrono interessanti opportunità per scoprirlo. Al piano superiore si trovano poi la massiccia installazione audiovisiva di NM3 per Laufen, quella decisamente più contenuta di Nita, e i materiali che illustrano il processo collaborativo tra Studio Plastique, Snøhetta e Fornace Brioni.

Tra la lavanderia e l’ingresso al tempio si trova poi il Caffè Populaire, riproposto dopo la prima edizione di Alcova da DWA design studio e Lambert & Fils come luogo iperdemocratico e conviviale dove condividere il tempo libero e un pasto gustoso - oltre che le birrette all’ora del tramonto, visto che sabato e domenica prossima Alcova rimarrà aperta fino alle 22. In questo spazio, oltre al caffè, si trovano anche un carretto dei gelati e tre food truck: uno di ravioli, uno di arepas gourmet e uno di maritozzi ripieni - sia dolci sia salati.

A fare da filtro tra Tempio e Caffè vi è qui una grande fontana, una vasca con piccole ninfee e un pattern di fiori sul fondo, popolata in verticale dalla collezione di illuminazione modulare Silo di Lambert & Fils, composta da tubi di acciaio in diversi colori e finiture che, ri-declinati, diventano anche veicolo per l’acqua che scorre. Addentrandosi ancora nello spazio, si scopre così un giardino incantato a mezz’aria, una grande zolla circolare di terra scura, fresca e umida che ospita una ricca varietà di delicate piante e fiori di campo, tra le quali sono nascoste alzatine metalliche perfette per posarci sopra tazze e bicchieri durante una chiacchierata.

Negli altri spazi del tempio si trovano poi piccole collezioni, come quella di URNE.RIP - la collezione di urne cinerarie d’artista, dissacranti e rassicuranti contemporaneamente, quella di Weed’d, il nuovo brand di bong di design in ceramica disegnati da nomi sulla cresta dell’onda del design industriale italiano, o quella delle uniformi sempre sorprendenti di Older. In più anche la grande mostra Waterschool - Garden of Delight messa insieme da Studio Makkink & Bey, tra inusuali proposte bio-materiche e stimoli immaginativi che arrivano direttamente da Hieronymus Bosch.

Ma la vera novità del FuoriSalone 2022 di Alcova è l’E-Space, nuovo edificio che entra a far parte del ventaglio delle aree espositive. Proseguendo oltre il tempio, l’E-Space è un grande blocco a pettine che ospita tutte le installazioni tra primo piano e attico.

Il primo piano è organizzato a stanzette come nella casa delle suore, ma tutto sui toni dell’azzurro carta da zucchero. Qui si trovano da una parte il grande bookshop di Alcova e dall’altra numerose installazioni: Objects of Common Interest, per esempio, ha portato Domesticity at large un allestimento in tre atti di oggetti realizzati tutti in materiali differenti, tra tavolini da caffè, una poltrona, sgabelli semoventi e lampade snodabili, Zeitraum quattro set up ispirati ad altrettante diverse tonalità di colore, Giulia Ferraris una collezione di prodotti locali tra tessili e terre cotte, mentre Servomuto l’allestimento Venus in Lycra, che presenta la nuova collezione di lampade Venus disegnata da Serena Confalonieri in metallo e lycra ispirata alle sinuosità del corpo femminile.

Ma la vera sorpresa è al piano di sopra. Anche se siete stanchi da questa lunga e densa visita, non vi pentirete di essere saliti fino all’attico dell’E-Space. Ad accogliervi c’è un sottotetto spiovente dall’animo brutalista, con travi in calcestruzzo e nessuna finitura, intervallato da splendidi terrazzini invasi dal verde, con affaccio diretto sulle tegole. La più ampia delle tre navate qui all’ultimo piano è occupata dal suggestivo allestimento di House of Lyria, brand tessile di Prato che ha sempre lavorato nel settore della moda e che, durante il 2021, si è avvicinato ai tessuti per l’interior design. E quello che racconta House of Lyria è quindi qui un viaggio, anzi due. Journey into a dream parla infatti sia di quello verso il nuovo settore del rivestimento degli arredi, sia del viaggio di questi materiali e filati, che come su una nave mercantile vengono trasformati in collezioni tessili in Italia (una) e in Tunisia (l’altra). L’allestimento, pervaso di un profumo che assomiglia al balsamo di tigre, è a cura di Alessia Anfuso, scenografa di Matteo Garrone. Nelle altre due sale, da una parte un giovane brand americano di arredo che ha debuttato lo scorso autunno sbarca qui ad Alcova con l’allestimento Holowtype, popolato da film e foto che rimandano a un immaginario dell’ovest statunitense contemporaneo e pervaso dal forte odore dei 230kg di curcuma allestiti in sala, mentre dall’altra i lavori artigianali della Ethical Fashion Initiative.

Alcova via Simone Saint Bon 1

5–8 giugno H 11:00-19:00 9 giugno H 11:00-16:00 10-11-12 giugno H 11:00-19:00 11-12 giugno, solo bar H 19:00-22:00